Estratto dall'articolo di Michele Gravino "Asterix in Italia", comparso su National Geographic, marzo 2006.
"Sono passati oltre 2000 anni da quando i Romani misero fine alla civiltà celtica nella penisola. Eppure oggi quella cultura conta migliaia di appassionati.
Kal è un capo guerriero celta. In battaglia indossa un elmo, un grosso scudo
di legno, due o tre spade lunghe fino a 80 centimetri e pesanti quasi due chili,
forgiate dai migliori artigiani.
Sul suo mantello campeggia un albero stilizzato, metà quercia e metà faggio:
sono le insegne del suo clan, Bibrax (da Bibracte, la cittadella degli Edui dove
Vergingetorige fu proclamato capo della coalizione gallica che combatté Giulio
Cesare). Kal e i suoi guerrieri si addestrano alla lotta ogni settimana. Sotto
la direzione dei druidi, meditano e approfondiscono i temi legati alla
spiritualità celtica. Con donne e bambini, celebrano davanti a un falò o a un
boccale di birra le festività di Samhain o di Beltane. E un paio di volte l’anno
piantano le tende per partecipare ai grandi raduni dei Celti, inscenando sfilate
e spettacoli di lotta, qualche volta scontrandosi anche – pacificamente
s’intende – con i Romani.
Kal di Bibrax all’anagrafe si chiama
Carlo Recalcati, ed è ingegnere
informatico.
«I clan celtici in Italia sono una settantina, con circa un migliaio di aderenti»,
sostiene Recalcati, che presiede la Gallia Cisalpina, confederazione
dei gruppi celtici italiani, insiste molto sulla correttezza filologica
del suo gruppo: oggetti, costumi, usanze, stili di combattimenti e richiami alla
religione sono rigorosamente tratti dallo studio delle fonti storiche.
Soprattutto, nessun secondo fine politico.
Oltre al piccolo ma agguerrito nucleo di puristi, gli appassionati di cultura celtica in Italia sono ormai migliaia. Quindici anni fa, la mostra sui Celti a Palazzo Grassi, a Venezia, attirò un milione di visitatori. Secondo lo stesso Recalcati, sono almeno 110mila i simpatizzanti che ogni anno frequentano festival musicali e manifestazioni [...]."